Cosa state leggendo? (terzo giro)

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    Bene. Ricominciamo, gente. Terzo giro con questo post - l'ultimo post al Topic precedente, mio, risale a esattamente due mesi fa - e ricominciamo adesso perché... well, vuoi perché in questo periodo sto leggendo molto più di prima (finalmente!), vuoi perché dobbiamo rompere il silenzio che è calato sul Forum in quest'ultima settimana. Tutto questo mentre io e KK e chissà chi altri confabuliamo nell'ombra per qualcos'altro.


    Story, di Robert McKee. O in altre parole, come lo definiva un blog che leggevo, il libro di sceneggiatura. In realtà sono ancora agli inizi: l'Introduzione si dilata in lungaggini filosofeggianti sulla natura della storia che, francamente, non condivido; ma la Prima Parte lo conferma come un ottimo manuale, nell'atto di spiegare la struttura della storia, la scena e la sequenza, il beat... tutte cose di cui (sì, certo) io avevo oramai un'idea nebulosa, ma che McKee riesce a definire/spiegare e trasformare in strumenti solidi.
    Il libro è pensato per gli studenti di sceneggiatura cinematografica, ed è infatti al cinema che fa riferimento; tuttavia quanto McKee dice è valido anche per le altre forme di narrativa. Sono molto frequenti le sceneggiature di film famose prese e sezionate al millimetro, quali - fin dove sono arrivato io - Tender Mercies o The Rainmaker. Ma in genere, il libro straborda dei nomi di film e registi presi come esempi.

    E poi... il prossimo libro (o forse in contemporanea - dipende da come mi andrà) dicevo; il prossimo libro sarà I Racconti dei Vedovi Neri di Isaac Asimov. Ebbene sì, una raccolta di racconti gialli. Scritti da Asimov. Sorpresa? In realtà no, dacché - per i visitatori che non lo sapessero - Abissi d'Acciaio e seguiti, come fa notare lo stesso Asimov nella molto divertente introduzione, erano erano dei mistery in ambientazione fantascientifica.
    Ne parlerò subito dopo aver concluso Story.
     
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    Del Club dei Vedovi Neri avevo letto anch'io qualche racconto vari anni fa. Molto carino. Sagace e velenosetto nelle atmosfere.

    In questo periodo sto leggendo la saga di Geralt di Rivia, mi chiedo se quando posterò il mio intervento su questi romanzi (ora sono a La Signora del Lago ) sia più giusto postarlo qui o aprire un topic a parte, data l'importanza della saga in questione. E anche perché credo scriverò un topic elefantiaco a riguardo.
     
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    Approvo l'idea del Topic sui libri di Geralt, e in genere per le saghe voluminose che meritano di essere discusse. Nota a margine: dovrei aprire anche una sezione apposita per i Libri, in modo da non farli offuscare in homepage da qualcos'altro.
     
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    CITAZIONE (Keeneye @ 13/4/2018, 20:50) 
    In questo periodo sto leggendo la saga di Geralt di Rivia, mi chiedo se quando posterò il mio intervento su questi romanzi (ora sono a La Signora del Lago ) sia più giusto postarlo qui o aprire un topic a parte, data l'importanza della saga in questione. E anche perché credo scriverò un topic elefantiaco a riguardo.

    Attendo con impazienza il tuo parere :D
     
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    Mi ci vorrà ancora un po', comincerò a scriverlo quando finirò La Signora del Lago, dato che La Stagione delle Tempeste è un prequel. E anche perché dopo una tale scorpacciata mi dovrò fermare a digerirlo :smile1:
     
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    Ottima scelta! La stagione è un extra alla fine, puoi leggerla appena sentirai il bisogno di sentir parlare ancora dello strigo :). PS: non è solo un prequel, hai fatto benissimo a lasciarlo per ultimo perchè ha una parte che si colloca dopo la signora del lago (non posso dirti di più :P).
     
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    Avviato ieri sera, de I Vedovi Neri ho già letto sette casi su dodici in mezza giornata. Che dire? L'intento di Asimov sembra essere quello di fondere un'atmosfera da commedia nera con dei casi più realistici... che spesso, almeno la metà delle volte, neppure lo sono (per la natura dei personaggi coinvolti o per le soluzioni) nonostante i protagonisti ripetano di continuo "questa è la realtà, mica Conan Doyle!". Certo, il risultato è che si tratta di casi più semplici della media: dei casi letti finora, soltanto due ("e mezzo") quelli che non ho risolto.
    Fun fact: nel racconto settimo Isaac Asimov è anche menzionato dai personaggi, come uno «scrittore di fantascienza presuntuoso in modo patologico» xD A questo proposito, come dissi tempo fa progetto di leggere anche Rompicapo in Quattro Giornate, il giallo di Asimov in cui compare anche il personaggio di Asimov.

    E riguardo a Story. (Ho trovato noioso il paragrafo sul conflitto fra film hollywoodiani e film d'autore, posso dirlo?) Mi è piaciuto il "triangolo" di McKee riguardo alla Trama Classica - Minitrama - Antitrama, meno l'eccessiva schematizzazione riguardo a caratteristiche come il Finale Chiuso / Aperto; del resto lo stesso autore nell'intro parla di come non si debba andare eccessivamente "sui binari". Comunque, adesso parte il capitolo veramente (per me) interessante, Struttura e Ambientazione.
    Ah, mi è piaciuto molto che fra i film riportati come esempio spiccasse Chi ha incastrato Roger Rabbit.
     
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    Alla fine non ho più parlato de I Racconti dei Vedovi Neri. Oddio, se qualcuno me lo fa notare (in primis me stesso medesimo) non ho più parlato di un sacco di cose di cui volevo parlare: ma questi sono altri discorsi e hanno altre motivazioni. Dicevamo, I Racconti dei Vedovi Neri di Isaac Asimov.
    La seconda parte (cinque racconti di dodici) è composta più misteri più difficili della prima parte. A fare da contralto, molti di questi racconti per essere risolti dal lettore richiedono delle conoscenze specifiche (ma specifiche tanto). Ovvero: l'ottavo racconto, Miss cosa?, richiede un'ottima conoscenza del Vecchio Testamento; il decimo, Yankee Doodle andò in città, richiede di conoscere a memoria la poesia americana "Yankee Doodle" (o di interrompere la lettura per cercarla al PC); l'undicesimo, La Curiosa Omissione, richiede un'ottima conoscenza dei libri di Lewis Carroll. È un problema? Dipende dall'approccio del lettore: per dei racconti gialli che vogliono essere «dodici gioielli di logica», piazzare dei paletti che impediscano al lettore di risolverli allo stesso modo dei protagonisti è certo un handicap.

    Con questo non voglio dire che non mi sia piaciuto, al punto che ho già sottomano il suo seguito, Dodici Casi per i Vedovi Neri. E, se nel primo Asimov era menzionato come «scrittore di fantascienza presuntuoso in modo patologico», qui è proprio presente in direttissima un suo personaggio-controparte.
    Per passare allo step successivo, cioè il "giallo in cui Asimov compare di persona", alla fine mi sono procurato Rompicapo a Quattro Giornate... da un rivenditore inglese, lol. Non trovandolo ad un prezzo decente da nessuno store italiano (la media, esclusi i vecchi Urania, era fra i 18 e i 22) ne ho poi trovata una copia in italiano usata che ho pagato in sterline. Credo mi arriverà fra oltre un mese.

    Ci sarebbe molto da dire su Story, ma ora che i miei interessi stanno virando su altro credo che il turno dei manuali verrà dopo gli esami di Giugno.
     
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    Passati quasi quattro mesi. Riprendiamo il Topic.

    Ho appena finito la nuova edizione de I Burattinai (Ringworld) di Larry Niven. Fannucci ogni tanto si ricorda di essere un editore di un certo rilievo e ogni tanto pubblica fantascienza famosa mai arrivata, o mai ripubblicata, in Italia: Simmons, Herbert, Farmer, quest'anno Niven. Certo, poi si ricorda anche di essere Fanucci e mi ritrovo con un libro strabordante di problemi di traduzione e battitura. Traduzione: perché in italiano si è persa l'esclamazione nonsense «Tanj!» che i personaggi fanno spesso (e per quale motivo, poi?) ma soprattutto perché molti passaggi mi sono parsi monchi; non ho voluto controllare l'originale. Battitura: perché spesso nei dialoghi va a capo quando non dovrebbe, non lo fa quando dovrebbe, o non mette il trattino di dialogo, e questo genera caos su chi sta dicendo cosa fra i quattro personaggi che dibattono.
    Ma lasciamo perdere Fanucci: com'è il libro? Una lettura meritevole, soprattutto per le sue idee (il Mondo ad Anello e le varie razze aliene presenti) ma non nego che mi ha in parte deluso. Le migliori parti del libro sono quella iniziale e quella finale, poiché è qui che le idee si concentrano -soprattutto esplorando mondi diversi, la Terra del futuro, il mondo degli Outsider, dei Burattinai. La parte interessante è proprio quando "scesi a terra" sul Ringworld: dopo aver descritto l'Anello dallo spazio, inizia sulla superficie un viaggio senza rotta che non è né brutto né noioso, ma semplicemente non è all'altezza di tutto il resto. Sul finale:
    Paradossalmente, trovano risposta concreta solo le domande relative ai protagonisti e alle loro razze; la domanda «Chi ha costruito il Ringworld?» rimane senza risposta, mentre «Perché il Ringworld è popolato da umani?» è lasciata a ipotesi e congetture. Invece mi è molto piaciuto come è gestita la «fortuna» di Teela: inizialmente temevo fosse un deus ex machina ambulante, invece i personaggi si cacciano di continuo nei guai e con il colpo di scena finale è data una spiegazione razionale a questo contrasto.

    Altro libro che sto finendo di leggere è ArtemisLa Prima Città sulla Luna, di Andy Weir. Costui altri non è che lo scrittore de L’Uomo su Marte, da cui nel 2015 è stato tratto il film di Ridley Scott. Non ho (ancora) né letto il libro (che pure ho) né visto il film.
    Che dire? Il libro altro non è che una crime story, o un thriller, in cui la protagonista dopo essere stata ingaggiata per un’operazione illegale si ritrova coinvolta in un conflitto molto più grande: il punto è che (colpo di scena) tutto questo è ambientato interamente sulla Luna. Weir dimostra le sue competenze scientifiche definendo fino nei minimi particolari di questa città a bassa gravità, come si procura l’ossigeno, l’acqua e le materie prime, come funziona la sua economia: e buona parte di questi dettagli non sono fini a sé stessi ma funzionali alla trama.
    La protagonista, Jazz, mostra il tutto in prima persona rivolgendosi direttamente al lettore. Se questo può non piacere – io mi ci sono dovuto abituare – rende più digeribile il fatto che sia il suo tono spesso semiserio a spiegare il funzionamento della città. Lei è, obbiettivamente, un genio: riesce a non scivolare nella mary sue perché compie degli errori e fin dall’inizio della storia ha seri problemi da affrontare.

    Uno dei prossimi libri che leggerò è indubbiamente L'Uomo su Marte.

    Nei tempi morti dei miei esami, a (Giugno?), ho finito la serie TV fantascientifica Expanse. Molto sopra le mie aspettative: suggestiva l'ambientazione, bello l'intreccio e i personaggi. Perché ne parlo qui? Solo finita la prima serie (sto iniziando ora la seconda) ho preso atto del fatto che non si tratta di una sceneggiatura originale, ma tratta dai libri di tale James S.A. Corey. Ho letto un estratto del primo libro in italiano, Leviathan - Il risveglio, e posso dire: diavolo se è scritto bene. Anche questo è fra i prossimi.
     
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    I primi due mesi di questo 2019 sono stati soprattutto mesi di studio (e neanche troppo fruttiferi, ma lasciamo perdere...) dunque non ho letto molto. Anche nel 2018 nel complesso ho letto relativamente poco: meno di tre libri al mese se escludiamo, appunto, i libri di testo per lo studio. Per il resto dell'anno ho deciso di cambiare e ho mi sono già imbottito di libri, ho reimpostato il ritmo di lettura con un certo brio.

    Per cominciare, mi riallaccio a quanto ho scritto nell'ultimo posto: ho iniziato Leviathan - Il Risveglio di James S.A. Corey (che in realtà è lo pseudonimo di due diversi autori), libro ispiratore della prima serie TV The Expanse. Lascio il trailer, dacché la trama è la stessa.

    Sono circa al 40% del libro, iniziato da tre giorni, a quanto dice il mio lettore: e il libro è lungo 537 pagine. Se devo fare un confronto fra il libro e la serie TV... beh, alla fine vince la serie TV. O meglio, il libro è per quanto ho visto finora un ottimo libro, ben scritto e ben strutturato, che consiglio come ispirazione a chi voglia scrivere di space opera: ma si tratta di una delle serie non-originali che davvero migliora l'opera da cui è tratto.

    In che cosa il libro è superiore alla serie? Beh, apriamo una premessa. La storia ha una parte "poliziesca", il personaggio-PoV Miller (quello col cappello) e una parte "space-opera", il personaggio-PoV Holden (vicecomandante di un incrociatore spaziale). La parte poliziesca è molto meglio nel libro: perché Miller è meglio realizzato, ma soprattutto i "poliziotti" che lo circondano (soprattutto gli agenti Havelock e Octavia Muss) non sono quelle ridicole macchiette che recitano nella serie.
    In che cosa la serie è superiore al libro? Beh, in tutto il resto. In primo luogo, nella sua parte puramente visiva. Per quanto il libro possa essere scritto bene, non può mostrare l'ambientazione nello stesso modo che fanno la scenografia, gli effetti speciali e la CG di una serie TV. Anche se a tratti è più realistico: le astronavi non emanano boati quando esplodono nello spazio. La parte di Holden è realizzata meglio: il personaggio è molto meno sicuro di sé, i rapporti e quindi i conflitti con i suoi sottoposti sono più approfonditi.

    E soprattutto, a queste due parti (Miller e Holden) è stata aggiunta quella di un terzo personaggio protagonista, la Sottosegretaria delle Nazioni Unite (cioè del Governo della Terra) Sadavir Errinwright, che almeno in quanto ho visto del primo libro non esiste.

    Comunque, si tratta di due opere che mi hanno entrambe pienamente soddisfatto. Poi ci sono molti altri autori che voglio iniziare quest'anno (per dirne un paio, VanderMeer, Stanley Robinson e Stross) nonché alcuni autori che ho letto l'anno scorso e mi hanno colpito (i vari autori di Vaporteppa in primis). Bene. Ora si tratta solo di trovare il tempo.
     
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    Sono circa a metà di Leviathan, e faccio un piccolo aggiornamento sul confronto libro/serie. Anche se non so quanto successo abbia riscosso :lol: Ad ogni modo: la prima serie TV corrisponde circa alla prima metà del libro degli "scrittori" James S.A. Corey, e questo mi fa pensare che la seconda serie prenda una considerevole divergenza dalla trama del libro, dacché vengono introdotti dei personaggi protagonisti che sul libro non si vedono.

    Per il resto, confermo le mie opinioni finora espresse.

    Accennavo dal precedente post agli autori che mi sono appuntato di leggere, e agli autori italiani di Vaporteppa. Ora, posto che sarebbe inutile non parlare mai di Vaporteppa o di collane / case editrici simili su questo Forum - in realtà lo abbiamo già fatto una volta, alla sua nascita, ma per modo di dire - noto che oggi esistono (nel campo fantasy - fantascienza, s'intende) molti più scrittori italiani bravi di quanti ce ne fossero quando io ho iniziato a scrivere "con metodo" e sono approdato sul Vascello. Forse l'argomento meriterebbe un Topic a sé stante.
    Oddio, forse ciò è dovuto al fatto che sono trascorsi sette anni completi, e non è più il periodo del "baby-boom" in cui venivano pubblicati scrittori quattordicenni pensando che ciò incrementasse le vendite; oggi i quattordicenni non vengono più pubblicati (ed è un bene), ma è anche perché diversi editori limano la qualità molto più degli altri.

    Vabè, questa sconclusionata riflessione per dire che inizierò a leggere molti più autori italiani che prima, in una "lista" che mi sono già appuntato. (Giusto un paio di nomi che ho già scritto in questi Topic: Luca Tarenzi e Giulia Besa) Per non far sembrare il tutto un catalogo pubblicitario - su libri che non ho ancora letto - ne aprirò un Topic a parte.

    A Leviathan, ho appena affiancato Confessioni di una giocatrice d'azzardo di Rayda Jacobs. Per la varietà. Ma anche per una scintilla di vicinanza al tema - o meglio, io non ho mai buttato soldi in questo modo, ma come ho già raccontato in Tag conosco diverse persone che lo fanno (o lo hanno fatto) con alta frequenza. Il libro alterna toni autobiografici con altri più romanzati. Sono ancora all'inizio, ma per ora mi pare molto bello.
     
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    Sto cercando di terminare (causa il poco tempo libero) un classico del genere Fantasy, Il Ciclo delle Tre Spade, di Tad Williams. Dell’autore avevo già letto il mitico Canto di Acchiappacoda nel lontano 1986 (eh, quanti ricordi...). Al momento sono oltre la metà della seconda parte de La Torre dell’Angelo Verde, e devo dire che, nonostante la lentezza di alcune parti, questa trilogia divisa in quattro libri (per questioni di lunghezza) può essere considerata quasi un capolavoro.
    Williams scrisse il primo libro, Il Trono del Drago, nella seconda metà degli anni ’80 e portò a termine la saga nella prima metà degli anni ’90, anticipando – e influenzando pesantemente – tutte le saghe successive, da La Ruota del Tempo a Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Non a caso Martin è suo fan, e ha sempre ammesso che la sua saga è una risposta a quella di Williams.
    Di recente l’autore, anche dietro richiesta dei fan e dello stesso Martin, è tornato nelle terre di Osten Ard per una nuova trilogia ambientata trent’anni dopo la fine degli eventi narrati nella prima. La nuova saga si intitola The Last King of Osten Ard, di cui è già uscito il primo, The Witchwood Crown, e a maggio di quest’anno uscirà il secondo, The Empire of Grass. Qualche anno fa è uscito un romanzo breve che fa da ponte tra le due trilogie, intitolato The Heart of What was Lost. Prima o poi li acchiapperò.
    Purtroppo questa nuova trilogia non è stata tradotta in italiano (la prima è stata pubblicata da Armenia. La qualità della traduzione, detto en passant, è altalenante, ci sono un bel po’ di refusi, specie nell’ultimo libro). Questo autore in Italia è conosciuto poco o niente, una cosa inspiegabile, considerando che all’estero è noto come il Tolkien americano. Ha scritto anche libri di fantascienza e libri per bambini.

    Per il resto, in quest’ultimo anno ho letto una gran quantità di romanzi, non tutti di genere fantastico, com Accabadora di Michela Murgia (che mi è piaciuto, ma la qualità della scrittura non è sempre adatta alla storia che narra), La Novella degli Scacchi e Momenti fatali di Stefan Zweig, e alcuni libri di argomento storico, come una biografia di Pietro il Grande, dalla quale lo zar il cui nome è legato alla nascita della Russia come potenza in grado di stare alla pari con l’Occidente ne esce come un uomo brutale, sadico e vagamente psicotico. Non che fosse possibile diversamente, con ciò che aveva vissuto e col contesto storico in cui si trovò a regnare – anche se, secondo me, le responsabilità personali contano eccome, così come la volontà di scegliere una cosa al posto di un’altra. E, no, purtroppo Pietro non era una brava persona, qualunque cosa si possa dire in sua difesa.

    Dimenticavo: sono in dirittura d’arrivo anche con Oathbringer di Brandon Sanderson, ma per questo elefantiaco terzo capitolo dello Stormlight Archive ci vorrebbe un post apposito, quindi non appesantirò ulteriormente questo, per ora mi fermo qui.
     
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    Quasi finito Piccola Storia delle Droghe di Antonio Escohotado: se nel racconto di Aylan ci sono molti accenni alla canapa o all'oppio è anche per questo. Verrebbe naturale chiedersi "c'è anche una grande storia delle droghe?" e la risposta è sì, poiché questo libretto nasce come riassunto della Historia General, un testo universitario talmente grande da dover essere diviso in tre tomi.
    La sua natura riassuntiva in molti casi si nota: il libro è diviso in un capitolo per ogni periodo storico, ovvero un capitolo per i greci, uno per i Romani, due per le diverse fasi del Medioevo, e via così finché tutta la seconda metà non è dedicata al ventesimo secolo. Nonostante la brevità e la suddetta natura di sintesi di un testo molto più grande, il libro trabocca di dettagli, di informazioni e soprattutto di numeri; molti temi appena accennati potrebbero essere oggetto di un saggio a sé stante. In conclusione, posso solo dire che è un ottimo affresco su come il concetto di "droga" sia cambiato nella storia ma anche negli ultimi decenni.

    Il Profeta delle Tenebre (profeta! tenebre!, parole a caso volute dall'editore) è una raccolta di storie di Lovecraft che come molti altri libri è rimasta per anni a impolverarsi nei miei scaffali; l'ho ripresa e finita fra gli esami del mese. Trattasi di dieci storie prese... a caso, direi. Molte fanno parte dei Ciclo del Sogno, ma non tutte; ben tre hanno come protagonista Randolph Carter (che poi è poco più di un nome); non sono disposte né in base alla data di scrittura né in base a quella di pubblicazione. Considerazioni sull'editore a parte, che dire? Tutte le storie si basano su idee interessanti ma ti fanno capire che non tutti gli scritti di Lovecraft arrivano al livello de Il Richiamo di Cthulhu: qui si nota soprattutto una certa ridondanza, nelle diverse Città delle Meraviglie, sia nella loro natura che nel come sono descritte in modo vago.
    I racconti più brevi come La Nave Bianca sono quelli che mi sono piaciuti di più; il mini-romanzo Alla ricerca dello sconosciuto Kadath non sono riuscito a finirlo... e difatti, si sono dimenticati di dire nell'introduzione, neanche lo stesso Lovecraft lo apprezzava.

    Di Lovecraft ho iniziato oggi Le Montagne della Follia un romanzo (benché molto breve) e non un racconto, si nota subito la differenza nel primo capitolo che ho letto: lo stile molto più concreto (nella forma delle memorie di uno scienziato che ha preso parte ad una spedizione antartica), la mole della documentazione che si percepisce dietro i dettagli.

    Qualche considerazione - abbastanza inutile - nel mentre. Poiché non avevo niente di meglio da fare, in questi giorni ho fatto un conteggio dei libri letti negli ultimi anni: lasciando da perdere il numero in sé, è un numero che per me considero basso. O, per trasporlo in una media, sono circa due libri al mese; ma dato che la mia frequenza è molto variabile, significa che ci sono periodi in cui ho repulso qualsiasi libro. KK un tempo aveva scherzato sul fatto che "puoi citare qualsiasi titolo e il Dec lo conosce"; alla fine, sono molti i libri che conosco senza averli mai toccati. In breve, per rimediare mi sono imposto una frequenza giornaliera.


    Fra i libri abbandonati che ho ripreso solo ora c'è La Bussola d'Oro, primo della serie (acquistato nel 2016, ohibò). Il primo capitolo già mi piacque al tempo, credo che poi lo lasciai perché i primi capitoli hanno un ritmo a singhiozzo. Adesso sono circa a metà. L'ambientazione è interessante e mi sta piacendo la direzione della trama. Cose che si potevano evitare: il deus ex machina a Londra, tanto più visto che è un deus ex del tutto fine a sé stesso (non c'era alcun bisogno di mettere Lyra in pericolo).
    Dove sta il problema: la protagonista, o meglio il PoV della protagonista. O meglio, non c'è nessun problema con il personaggio di Lyra in sé - anzi è nel complesso ben realizzato - ma quando parla con degli adulti, o il narratore fa un'incursione nella sua testa, Cristo, quella non è una ragazzina di dodici anni, è un quarantenne che imita quella che pensa sia una ragazzina di dodici anni - con risultati pietosi, peraltro. Da notare che finché parla con Pantalaimon non ci sono questi problemi.
    Vedremo. Ricordo sommariamente la trama del film del 2007, posto che non ci siano grosse differenze, quindi ho speranze sul fatto che anche il suo grottesco modo di pensare/parlare si evolva.
     
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    Questo libro qui:

    Apotheosis - L'ultimo Re di Atlantide

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    Nella prima parte parla del ritrovamento di un antico manufatto della città perduta da parte di tre scapestrati, che ignari del significato della loro scoperta si trovano nei guai, ma in pratica la seconda parte è il racconto della Genesi dal punto di vista di Lucifero, anche se non viene mai detto esplicitamente si può comprendere da alcune citazioni e avvenimenti, in particolare ci sono delle citazioni evidenti prese dal vangelo apocrifo di Bartolomeo.
    La prima parte è un pretesto per parlare della natura umana, il personaggio principale è un misantropo ateo, gli altri due una artista donna omosessuale, e un ragazzo immigrato dall'America che lavora in un bar a tema piratesco, sono la rappresentazione della razionalità, dell'emotività e dell'azione, come avviene nella tripartizione dell'anima intesa da Platone. La seconda parte invece è ambientata interamente in Atlantide (diecimila anni fa) l'idea di base è che tutti i racconti delle antiche civiltà che sono giunti fino a noi in realtà non siano altro che l'interpretazione di fatti accaduti precedentemente, che qui vengono narrati, ma in realtà Atlantide è solo un pretesto, per quanto sia descritta approfonditamente in tutti i suoi aspetti, l'intenzione dell'autore è di far appassionare il lettore alle vicende dei suoi protagonisti, mettendo in scena i loro desideri, le loro paure e i conflitti che li logorano. Mentre la prima parte è estremamente più leggera e ludica, la seconda parte è lo sviluppo di un dramma, di un popolo, ma in particolare di una persona: dell'ultimo Re.
     
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